Monte Rosa

Alba sul Monte Rosa.

L’appuntamento è stabilito al rifugio Teodulo. Ci arriveremo da due valli diverse, io dalla antropizzata valle di Cervinia, Francesco dalla perfettamente organizzata valle sciistica di Zermatt. È un piacere ritrovare un amico in montagna dopo un po’ di tempo senza frequentarci per collaborare a questo bel progetto. La serata è piacevole, la cena è accompagnata da una stupenda vista sul Cervino ed i divani stile lounge del rifugio Teodulo ci permettono di rilassarci e progettare la giornata successiva.

La valle di Zermatt.
Scorci sul Cervino...
...e sulla Corona Imperiale.

La partenza è alle 3.30. Incominciamo l’avvicinamento ai Breithorn risalendo gli ultimi impianti del Plateau Rosa. I primi lontani chiarori dell’alba ci accolgono nei dintorni del passo del Breithorn, dove lasciamo gli zaini per salire le prime due vette della giornata, il Breithorn Occidentale e Centrale. “Fra, quanto dislivello faremo oggi?”, chiedo incuriosito, “credo 1500-1600 metri!”, risponde Francesco con un pizzico di ingenuità. Annuisco ed assento con altrettanta ingenuità e riprendiamo il cammino. Il posto lo conosciamo, lo avevamo percorso in senso inverso facendone tutta la cresta. Questa volta la strategia sarà diversa, saliremo le varie cime in modo leggero, quando possibile lasciando gli zaini in basso e ci sposteremo verso il Polluce seguendo il Ghiacciaio di Verra. Il meteo è ottimo, lo sarà per tutta la giornata come preannunciato dalle previsioni.

L'alba illumina la cresta dei Breithorn.
Breithorn Occidentale... 6:10.

Dopo le prime due cime, la salita al Breithorn Orientale si rivela più divertente perché caratterizzata da un ultimo tratto roccioso. Per raggiungere la vetta aggiriamo il Breithorn Centrale sul Ghiacciaio di Verra e ritorniamo in cresta tra il Breithorn Centrale e Punta 4106 m. In discesa, con qualche veloce saluto ad altre cordate che percorrono la cresta, ritorniamo agli zaini lasciati poco sotto la cima, presso il colle che separa il Breithorn Orientale da Punta 4106 m.

Breithorn Centrale... 6:32.
Breithorn Orientale... 8:42.

Usualmente la cresta dei Breithron si percorre nel senso opposto rispetto a come ci stiamo muovendo noi e il risalto che conduce in cima a Punta 4106 m che ci troviamo davanti viene sceso in corda doppia. Non è particolarmente difficile, ma percorrerlo in salita ci richiederebbe un po’ di tempo. Decidiamo di aggiarare la cima e risalire al colle che la separa dalla Roccia Nera. La risalita del pendio che riporta in cresta richiede più impegno del previsto perchè abbastanza lungo e ripido, ma la neve portante facilita la progressione. Raggiunta la cresta nevosa lasciamo gli zaini e rapidamente saliamo in cima a Punta 4061 m. Recuperati gli zaini, la cresta nevosa ci permette di proseguire rapidamente fino alla Roccia Nera, quinta cima della giornata e ultima della catena dei Breithorn.

Breithorn Centrale, Cervino e Dent Blanche.
Punta 4106 m... 9:50.
Roccia Nera... 10:17.

Qualche breve istante in vetta e proseguiamo in discesa verso il bivacco Rossi Volante. Senza fermarci, lo aggiriamo per raggiungere la base del Polluce. Come già fatto prima abbandoniamo gli zaini e saliamo leggeri. Il Polluce è una montagna accogliente, nelle belle giornate è sempre ricca di alpinisti in salita e discesa che sfruttano le catene nei tratti di arrampicata. La salita è più veloce del previsto grazie ad un canale di neve suggerito da Francesco. Arriviamo in vetta alle 12.15 circa e ad est è ben visibile la parete ovest del Castore, la nostra prossima meta. Qualche veloce considerazione sul dislivello ancora da percorrere (altri 400 metri circa dalla base del Castore) ci fa sognare un aperitivo tardo pomeridiano al rifugio Quintino Sella. Una veloce discesa ci riporta alla base del Polluce, dove facciamo una pausa a base di integratori. All’inizio della salita al Castore guardo l’orologio, segna 2.100 metri di dislivello positivo. Questo momento di consapevolezza numerica rende la parete ovest del Castore un piccolo Everest da superare. Siamo però motivati, è l’ultima fatica della giornata per completare una bellissima traversata tra gli itinerari più conosciuti e frequentati del massiccio. La parete è semplice, uno di quei pendii in cui si può pensare solo a fare un passo dopo l’altro. Decido di affrontare l’ascesa con un approccio meditativo, per lunghi tratti sento i passi, la respirazione e lascio la mente vagare liberamente. Una persona da sola ci segue ed a passo più veloce si avvicina a noi. È una visione un po’ surreale perché scala da sola ed in pantaloni corti. Il clima, comunque, da più ragione a lui che a noi. La salita, come sempre accade, termina ed un breve muro finale ghiacciato ci deposita sulla esposta e panoramica cresta del Castore.

Polluce... 12:28.
Massiccio del Monte Rosa.
Castore... 15:15.
La traversata è sostanzialmente fatta, non ci rimane che proseguire per la cresta e scendere verso il rifugio Quintino Sella che, dopo poco, risulta già visibile dall’alto. L’alpinista solitario che ci inseguiva non compare. Abbiamo qualche attimo di esitazione sul da farsi. Aspettiamo un po’. Pensiamo che sia tornato indietro appena prima del pendio ghiacciato. Scendiamo verso il rifugio ed avvisiamo comunque di quanto osservato. Completiamo così una bellissima traversata, i 2.500 metri di dislivello totali ci fanno sentire un po’ sciocchi circa le nostre prime valutazioni, ma decisamente soddisfatti!
Rifugio Quintino Sella... 16:20.

Le previsioni per il giorno successivo non sono incoraggianti, è previsto tempo in peggioramento con una breve possibilità di salita al Lyskamm Occidentale entro la mattinata. Ci confrontiamo durante la cena, resa molto gradevole dalla compagnia di Sonia, Mauro e della loro guida Davide. Tra le possibilità vi è anche quella di effettuare la traversata dei Lyskamm e di scendere a valle verso Zermatt. Quest’ultima soluzione ci sembra però laboriosa e lunga, considerando il tempo incerto delle ore successive. Decidiamo quindi di dedicare le prime ore del giorno seguente alla scalata del Lyskamm Occidentale con la possibilità, se il tempo lo concede, di proseguire fino al Lyskamm Orientale e tornare indietro. Scenderemo poi verso il rifugio Quintino Sella e studieremo come rientrare a Cervinia a piedi.

La sveglia questa volta è più benevola perché suona alle 3.40. Senza eccessiva fretta facciamo colazione e partiamo alle 4.30 circa. Dovremo risalire il ghiacciaio del Felik, percorso in discesa il pomeriggio precedente. Qualche ricordo di quindici anni fa riaffiora alla mia mente, riportandomi alla salita del Castore fatta con un corso di alpinismo del CAI. Ero decisamente più giovane. A distanza di ventiquattro ore lo scenario si ripete: i ramponi mordono la neve, la pila frontale illumina la traccia, un lieve bagliore inizia a comparire da est. Qualche puntino luminoso di altri alpinisti compare sul ghiacciaio nella zona del Naso del Lyskamm. I nostri tre amici sono già avanti a noi, diretti anche loro al Lyskamm Occidentale. Presso il Colle del Felik il clima cambia: un forte vento da nord ovest ed una nebbia fitta ci avvolgono. Ci copriamo maggiormente e proseguiamo la salita. Al colle prima del pendio finale raggiungiamo Sonia, Mauro e Davide. Affrontiamo l’ultimo tratto con qualche apprensione dovuta ad un traverso su pendio ghiacciato, la nostra intuizione avrebbe dovuto portarci sulle rocce di cresta per cercare migliori condizioni, ma si sa, a posteriori è tutto ovvio. Il tempo non è buono: c’è vento, inizia a nevicare e la visibilità è scarsa. Proseguiamo, raggiungiamo le creste finali ed arriviamo in vetta, dove rimaniamo per pochissimo tempo. Ci fermiamo qui, le condizioni meteorologiche non permettono di attraversare verso la cima orientale. Il ritorno è più semplice (scegliamo la cresta rocciosa) ed in poco tempo scendiamo lungo il ghiacciaio nuovamente fino al rifugio. Ora una certa sensazione di compiutezza e di rilassamento può emergere, ci godiamo un’ottima fetta di torta al rifugio.

Lyskamm Occidentale.
Nuvoloni neri sulla catena dei Lyskamm.

È ora di ricomporre gli zaini con tutte le cose, ci attende un lungo ritorno verso la Val D’Ayas, punto obbligato prima di attraversare il passo delle Cime Bianche per raggiungere Cervinia. Ci incamminiamo verso il colle Bettaforca a passo spedito. Il clima è rilassato, abbiamo tempo e modo di ricordare situazioni ed esperienze di questa traversata e anche di cose vissute in anni passati. La discesa fino a St. Jacques avviene attraverso le piste invernali. Invidio profondamente le scarpe leggere che Francesco ha deciso di portare con sé, io devo fare ancora affidamento ai rigidi scarponi d’alta quota. Alle 14.00 circa arriviamo a St. Jacques. Ci dirigiamo verso un incrocio dove sono posizionati una decina di cartelli di sentieri con varie destinazioni. “Cime Bianche: 4 ore e 30 minuti”, un altro piccolo Everest è nuovamente davanti ai nostri occhi, ma si tratta solo di camminare e quando si fanno le lunghe traversate il senso del tempo cambia, lo stress da risultato immediato svanisce ed una sorta di pazienza, attesa e pace prende il posto alla frenesia. Forse sono lì per questo e sono contento che a Francesco vengano in mente certi progetti! Iniziamo la salita e ci imbattiamo in alcune persone curiose che ci chiedono se stiamo andando al Rifugio D’Ayas (è ovviamente la cosa più logica che si può pensare, visto che siamo pieni di attrezzi inutili per un trekking). Piacevolmente raccontiamo la nostra traversata prima di riprendere il cammino. Il sentiero è bello da camminare. Pestare i sassi in modo fluido per guadagnare quota senza fare passi lunghi e faticosi è un’arte, dà un senso di armonia che minimizza l’energia necessaria per camminare in salita. Questo sarà il mio mantra delle prossime tre o quattro ore.
La valle che percorriamo è lunghissima. Dobbiamo fare solo 1.300 metri di dislivello, tuttavia a questi si aggiungono parecchi chilometri di sviluppo che rendono la traversata ben più lunga. Il paesaggio alpino è meraviglioso, incontaminato e sembra essere poco frequentato, anche se è formalmente una tappa del Tour del Monte Rosa. Siamo stanchi ma felici e con un po’ di anticipo rispetto al tempo letto sui cartelli raggiungiamo il passo a 3000 metri che ci proietta in un ambiente completamente diverso: impianti di risalita, laghi artificiali, strade di servizio e piste da sci.

Verso il Colle di Cime Bianche
Colle di Cime Bianche.

Iniziamo così la discesa verso Cervinia. Verso metà discesa abbiamo entrambi un momento di forte sintonia: pizza! Sarà il nostro primo contatto con la valle civilizzata. La discesa prosegue spedita e per gli ultimi 150 metri camminiamo a ritmo dance della musica che arriva da una baita dove una moltitudine di persone salta euforica per il sabato sera. I primi palazzoni di Cervinia ci ricordano gli abusi edilizi degli anni 70’ 80’ e tutto questo, insieme alle montagne attorno, alla presenza del Cervino (nascosto dalle nuvole), crea un clima alquanto surreale. La vista dell’auto è un bel momento, ma ancora migliore è il momento in cui i miei piedi tastano i sandali. La pizza promessa si concretizza qualche chilometro più in basso. La traversata è finita, ma tra qualche giorno Francesco riprenderà il cammino esattamente dove ora l’ha lasciato.

Roberto

Diario

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